Parlando di qualcuno oltre lo
schermo, parlo di persone. E se ciò che definisce una persona è una serie di
elementi, uno di questi è di certo la fede religiosa, il proprio credo, il
sistema valoriale di riferimento, la spiritualità
Appena tornata da un breve ma
intenso viaggio in India, mi sconvolge confrontare il caos indiano, cosi sporco
e maleodorante ma così colorato e pregno di significati, con un sempre più
freddo e inconsistente sistema valoriale che circonda la realtà occidentale.
O forse, con la paura crescente
dell’estremismo, della fede che diventa ideologia dominante.
O piuttosto, semplicemente in
continua evoluzione con il progresso delle conoscenze nei campi del
conoscibile.
Non riesco a togliermi dalla testa
l’incessante richiamo nel tempio sorto sul luogo di nascita di Krishna
affiancato dal richiamo del muezzin e dalla presenza del tempio buddista, tutto
in perfetta simbiosi e rispetto di credo così lontani ma così ugualmente
significativi per l’uomo.
Ovunque si vada, un popolo si
domanda i perché fondamentali e se ne da’ risposta. O almeno, trova in un
qualcuno al di fuori di se’ uomo la possibilità di una anche incomprensibile
risposta.
In questo marasma di credo religiosi, noi
dove siamo?
Come scriveva Buber: tutti gli
uomini hanno accesso a Dio, ma ciascuno ha un accesso diverso, ritengo che
ognuno debba sentirsi libero di entrare al mistero della spiritualità secondo
ciò che più sente vicino è vero. Ma la società è pronta ad accettare che ognuno
entri per la propria porta?
La multi religiosità, sarà una
nuova sfida?
Non mi resta da chiedere a noi,
italiani che tanto temiamo il contatto con diverse religioni: dove troviamo
il nostro credo, in cosa spendiamo la vita? Per che cosa ritualizziamo gesti e
ripetiamo preghiere?
Noi educatori, siamo capaci di
rispondere al bisogno di chi incrocia la nostra strada di capire chi è, da dove
viene, qual è il suo scopo nel mondo?